Ogni tanto un post serio


Lunedì.

Non è che posso sempre parlare di Marina. Credo poi di essere affetto dalla "Sindrome di Stoccolma". Non vi annoio con lo storia del termine che potete leggere su Wikipedia, ma come potete immaginare la prima manifestazione documentata della sindrome si verificò proprio, manco a farlo apposta, nella città in cui vivo. Fondalmentalmente si instaura una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice. Vi confesso che è da un paio di giorni che non me la sento molto di infierire su di lei (e credetemi di materiale ne ho collezionato a bizzeffe): è una personalità complessa, con le sue motivazioni inconsce, un po' sola e come tale va trattata, accettata e rispettata. Ok mi sto perdendo...

Ah si dicevamo, post serio.
Oggi un mio carissimo amico, con cui spesso divago intellettualmente sul tema immigrazione, mi manda un link di una notizia che, onestamente, è passata un po' in secondo piano qui (gli Svedesi sono ancora concentrati sulle elezioni parlamentari).
Il Dalai Lama, durante il suo tour europeo, è stato qualche giorno fa in visita a Malmö, nel sud della Svezia, ad un ponte di distanza da Copenaghen. Ha dichiarato, contundente (a Malmö poi l'ha fatto, come se non avessero già i loro problemi con gli immigrati): "L'Europa appartiene agli europei. I migranti dovrebbero contribuire a sviluppare i loro Paesi d'origine e tornarvi per ricostruirli".

Allora:

  1. Se i migranti europei verso le Americhe fossero ritornati ai loro Paesi d'origine, oggi non avremmo gli USA. Qualcuno di voi potrebbe pensare che saremmo stati meglio ma non divaghiamo. Grazie agli immigrati, gli Stati Uniti sono diventati la potenza mondiale economica e culturale che tutti noi conosciamo. Punto.
  2. Prima da italiano e poi da immigrato, in Spagna e in Svezia, credo che la diffidenza, la paura, il rifiuto degli "invasori" sia dato da una sola cosa: la nostra insicurezza nelle nostre capacità. Mi spiego meglio: se siamo così bravi a pulire i culi dei nostri anziani, le nostre strade, i nostri cessi, le nostre case, ad arare le nostre terre, a coltivarle, a coglierne i frutti, a costruire le nostre case, le nostre strade, i nostri ponti (quelli gli italiani no purtroppo) e per ultimo a conquistare le nostre donne, perché avere timore dell'immigrazione? Siamo i migliori. Benissimo, dimostriamolo. Ma dimostriamolo a pari opportunità. Paghiamo allo stesso modo nazionali e immigrati, diamogli la stessa educazione, le stesse possibilità. Troppo facile dire che i migranti rubano il nostro lavoro quando siamo i primi a volerli pagare in nero a 5€ all'ora. L'integrazione parte anche da pari salari e pari opportunità. E non solo per i lavori che consideriamo di bassa manovalanza. Io vado per il mio terzo master, parlo fluentemente tre lingue, me la cavo con una quarta, sto imparando la quinta, ho 10 anni di esperienza lavorativa alle spalle, di cui gli ultimi 5 anni come manager. Ma in Svezia, nel mio caso, a confronto con uno Svedese, devo valere il doppio solo per il fatto che lui è Svedese (donne come vi capisco). Fa niente se poi io sia più bravo. È totalmente anti-economico!
  3. Ultimo punto per noi immigrati. Ora siamo d'accordo che nella maggior parte dei casi nessuno ci ha obbligato ad andarcene dal nostro Paese (escludiamo guerre e povertà per favore). Quindi tu migrante adattati, interessati alla nuova cultura, scoprine le usanze, le tradizioni, la lingua e soprattutto rispetta chi ci ha sempre vissuto. Apri i tuoi orizzonti. E se non ti piace, bhe scusa ma tornate a casa e non rompere. In questo sì che sono d'accordo con il Dalai Lama.

Comments

Popular posts from this blog

A sangue freddo

Punti di vista climatici

Segnali divini